Negli allevamenti i bovini maschi vengono tenuti segregati in capannoni dove non hanno nemmeno lo spazio per muoversi e vengono fatti ingrassare in modo così innaturale che le loro stesse zampe non sono in grado di reggerne il peso.
Le mucche "da latte" a due anni vengono ingravidate, perché per produrre latte devono, come tutti i mammiferi, partorire un cucciolo. I vitelli sono subito strappati alle madri, rinchiusi in piccoli recinti, e a 6 mesi mandati al macello. La mucca viene munta meccanicamente e costretta a produrre 10 volte la quantità di latte che produrrebbe in natura per nutrire suo figlio. Un terzo delle mucche degli allevamenti soffre di mastite (una dolorosa infiammazione delle mammelle).
Per continuare a produrre latte, la mucca deve partorire un vitello ogni anno e dopo cinque o sei anni, ormai esausta e sfruttata al massimo, verrà macellata.
Al macello, gli animali in fila verso la trappola di stordimento possono vedere come gli operai sparano agli altri che stanno in fila prima di loro e che cadono per terra davanti ai loro occhi.
Terrorizzati, quando la sbarra si alza cercano tutti inutilmente di scappare tornando indietro. Gli animali scivolano e cadono, e sentono l'odore del sangue degli animali che vengono dissanguati al di là della trappola.
Per lo stordimento viene usata una pistola a proiettile captivo, ma dopo lo sparo del proiettile nella loro testa alcuni animali restano ancora coscienti e provano ad alzarsi disperatamente, ma vengono lo stesso appesi per una zampa e il macellatore taglia loro la faccia mentre continuano a provare a respirare. Le zampe vengono tagliate appena un minuto dopo che l'animale è stato sgozzato. Gli animali vengono poi fatti a pezzi con le seghe elettriche.
Nella sala di taglio non si trova più alcun segno dell'individuo che ciascuno di loro è stato, solo pezzi di "carne".