La desertificazione in Africa

La desertificazione in Africa

Fonte: "Ecocidio", J. Rifkin; Ed. Mondadori, 2001

In Ecocidio, l'economista americano Jeremy Rifkin illustra con chiarezza e concisione come il processo di desertificazione inghiotta ogni anno milioni di ettari di terre vergini africane, in un fenomeno che costituisce la più massiccia minaccia all'ecologia del continente e alla sopravvivenza della popolazione umana.

Oggi più del 50% della superficie dell'Africa è riservata al pascolo di 23 milioni di capi di bovini. Le politiche coloniali hanno trasformato la piccola economia agropastorale delle tribù nomadi e stanziali, che si manteneva in efficace equilibrio tra allevamento e vincoli ecologici ricorrendo alla migrazione, portandola ad essere il maggiore fattore di desertificazione.

Il cambiamento è stato accompagnato dalla domanda di carne bovina da esportazione. I mandriani nomadi, e seminomadi, il cui stile di vita minacciava l'amministrazione ordinata che - raggiunta l'indipendenza - i nuovi stati africani volevano incoraggiare, sono stati inoltre incentivati a vivere un'esistenza più stanziale. A tale scopo è stato introdotto in tutta l'Africa il sistema dei pozzi profondi, che si ritenevano inesauribili fonti d'acqua intorno alle quali si sarebbero stabiliti i pastori seminomadi. La disponibilità d'acqua incoraggiò infatti le tribù ad aumentare grandemente le dimensioni delle mandrie, tanto da spogliare del tutto, in pochi anni, i pascoli adiacenti ai pozzi. Le proporzioni, ricorda Rifkin, sono di 6000 bovini al pascolo in territori che ne sosterrebbero a malapena 600. Oggi il continente africano ospita 186 milioni di bovini, uno ogni 3 persone.

Il crescente numero dei bovini e il loro concentramento intorno ai pozzi stanno devastando l'ambiente di molte regioni africane e l'apertura di nuovi pozzi allarga concentricamente le aree isterilite, che si trasformano in terre desolate vittime del moderno complesso bovino.

Per conquistare quote crescenti dei mercati europei e internazionali della carne, molti paesi hanno compiuto una transizione completa verso un'economia di allevamento moderno, che si pone in contrasto con l'esistenza stessa degli animali selvatici. Gli allevatori hanno steso chilometri di filo spinato nella savana, che impediscono agli animali selvatici di spostarsi in cerca di cibo, e decretandone la morte per fame. La definitiva scomparsa di specie selvatiche è stata causata dall'eccesso di pascolo e dalla desertificazione, uniti alla siccità. Tali fenomeni hanno provocato inequivocabili e gravi conseguenze anche sulle popolazioni umane: milioni di profughi cercano così annualmente di scappare dalle zone desertificate e impoverite, che non offrono alcun sostentamento, verso i centri urbani, dove vivono per strada e vengono sostentati dalla carità pubblica.

Il complesso bovino, conclude l'economista statunitense, ha condotto alcune zone dell'Africa, una volta ricche di vita e di vegetazione, alla distruzione e a un prossimo disastro ambientale ed economico che, come accade nel Sahel, divorato da milioni di bovini, sta facendo del continente stesso un'isola sterile.

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