Effetto serra, cambiamenti climatici e scelte alimentari

Effetto serra, cambiamenti climatici e scelte alimentari

Allo spreco e all'inefficienza della produzione di carne, latte, uova, concetti ben spiegati nelle altre pagine di questa sezione, sono collegate anche le ripercussioni sull'effetto serra: da una parte, lo spreco di energia e materie prime causa emissione di gas serra nell'ambiente in maniera indiretta (tutto il processo produttivo dovuto alla trasformazione vegetale-animale è chiaramente causa di emissioni di gas serra, come qualsiasi altro processo produttivo), dall'altra, le deiezioni degli animali - allevati in quantità enormi - causano un impatto diretto in termini di liquami inquinanti e di emissioni di gas serra dovuti al processo digestivo degli animali.

Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, va tenuto presente che durante il processo digestivo i bovini emettono metano e ossido di azoto. Il 35-40% del metano e il 65% dell'ossido di azoto immessi nell'atmosfera vengono infatti dagli allevamenti. Questi gas sono rispettivamente 23 e 296 volte più impattanti della CO2, per quanto riguarda l'effetto serra. [FAO2006]

Però è importante ricordare che solo una parte dell'effetto serra causato dall'industria dell'allevamento intensivo è causata direttamente dalle emissioni di questi gas da parte dei bovini. Un'altra grande parte è causata semplicemente dall'inefficienza della trasformazione da cibo vegetale a cibo animale. E' chiaro che se per produrre 1 kg di carne occorre coltivare 15 kg di vegetali (cereali e leguminose) per nutrire l'animale, in tutto questo c'è un grande spreco di risorse: di suolo, di acqua, di energia, di sostanzhe chimiche. Tutto questo lavoro contribuisce in maniera determinate all'effetto serra, quindi il problema non è solo l'allevamento dei bovini, ma tutti gli allevamenti.

Dati numerici sull'effetto serra da studi scientifici

La zootecnia influisce sull'effetto serra più dell'intero settore dei trasporti

Nel numero del 13 settembre 2007 della rivista scientifica internazionale The Lancet, l'articolo "Cibo, allevamenti, energia, cambiamenti climatici e salute" mostra quanto questi aspetti siano correlati tra loro e quanto sia urgente una diminuzione drastica del consumo di carne per evitare il disastro ambientale.

Nell'articolo si fa notare come le emissioni di gas serra causate dal settore zootecnico siano pari al 18% del totale; come percentuale questa è simile a quella dovuta all'industria e maggiore di quella dovuta al settore dei trasporti (13,5%). [McMichael2007]

Questi sono gli stessi dati del dossier FAO Livestock Long Shadow, "la lunga ombra del bestiame" [FAO2006] e su cui concordano ormai tutti gli studi sul tema.

Un altro articolo del 18 luglio 2007 del New Scientist, dal titolo "La carne è morte per l'ambiente", riporta i risultati di uno studio di un gruppo di scienziati giapponesi: la produzione di un kg di manzo causa una emissione di gas serra e altri inquinanti equivalente a quella che si ottiene guidando per tre ore lasciando nel frattempo accese tutte le luci di casa. [Akifumi2007, NewScientist2007]

Km zero o non Km zero?

Uno studio di due ricercatori della Carnegie Mellon University, è focalizzato sulla misurazione di quanto sia importante "comprare locale", cioè comprare prodotti realizzati vicino a dove ciascuno vive, non a migliaia di km di distanza. La cosiddetta spesa a "chilometro zero", di cui ultimamente si parla molto. Ebbene, i risultati di questo studio mostrano che "comprare locale" ha un'importanza limitata, per risparmiare emissioni di gas serra, mentre è molto più "potente" la scelta di consumare cibi vegetali anziché animali, consentendo un "risparmio" fino a 8 volte maggiore. [Weber2008]

Esaminando i dati emersi da questo studio, si comprende il peso che ha sull'effetto serra la produzione di cibo, piuttosto che altri aspetti dei nostri consumi.

Il grafico mostra come si ripartiscono i gas serra emessi per la produzione dei vari tipi di alimenti. Carne, pesce, uova e latticini sono responsabili di oltre la metà delle emissioni di gas serra (58%), quasi il triplo di quelle derivanti dalla produzione di cereali, frutta, verdura (22%).

Inoltre, per quanto riguarda la questione del trasporto del cibo, il risultato dello studio è stato che le emissioni di gas serra (non solo di CO2, ma di tutti i gas che contribuiscono all'effetto serra) dipende molto di più dal cibo che si sceglie, piuttosto che dalla quantità di km che fa il prodotto finito per arrivare alle nostre case.

In una famiglia media, scegliendo di comprare solo prodotti locali per un anno intero, si "risparmiano" 1600 km (i cosiddetti "chilometri-cibo").

Scegliendo invece di mangiare cibi non locali ma esclusivamente vegetali per un solo giorno la settimana, per un anno, si risparmia già di più, 1860 km.

Scegliendo di mangiare cibi esclusivamente vegetali per tutto l'anno, si risparmia molto di più, quasi un ordine di grandezza: 13.000 km.

Il che significa che l'alimentazione 100% vegetale è otto volte più potente di quella "locavora" (cioè che prevede solo consumi di prodotti locali), in termini di risparmio di emissioni di gas serra.

Questi dati non devono servire a concludere che non sia importante "consumare locale": ogni abitudine positiva per il risparmio energetico, anche se impatta in modo blando, è giusta e va sostenuta. Ma i risultati dello studio ci dimostrano che, se è giusto seguire questa "buona norma", a maggior ragione è giusto e importante imparare una sana abitudine che ci fa risparmiare molto di più, fino a 8 volte tanto: l'abitudine a diminuire il più possibile il consumo di carne, pesce, latte, uova - fino anche all'eliminazione totale, maggiore è la diminuzione, maggiore è il guadagno per l'ambiente.

Il report dell'associazione di consumatori Foodwatch

L'associazione di consumatori tedesca Foodwatch ha pubblicato nell'agosto 2008 un report sull'impatto dell'agricoltura e dell'allevamento sull'effetto serra, svolto dall'Istituto tedesco per la Ricerca sull'Economia Ecologica (IOeW); lo studio ha tenuto conto delle emissioni di CO2 risultanti dalla coltivazione dei mangimi per gli animali, dall'utilizzo dei pascoli per l'allevamento e dalle deiezioni prodotte dagli animali stessi. [Foodwatch2008]

Il confronto, per risultare di facile comprensione al pubblico, è stato esplicitato in termini di "km equivalenti" percorsi in auto (una BMW, per la precisione), e quindi spiega a quanti km percorsi in auto equivale 1 kg di carne, 1 kg di grano, ecc.

Il risultato che ne emerge è rappresentato nella figura sopra riportata: il tipo di alimentazione più ecologista è quella 100% vegetale. L'alimentazione latto-ovo-vegetariana ha un impatto 4 volte più alto, quella onnivora 8 volte più alto.

Questo solo per quanto riguarda l'effetto serra, ma va tenuto presente che come impatto ambientale totale contano anche i consumi di acqua, sostanze chimiche, terreni, e l'inquinamento da deiezioni in generale.

Fonti

[Akifumi2007] Akifumi OGINO, Hideki ORITO, Kazuhiro SHIMADA, Hiroyuki HIROOKA, Evaluating environmental impacts of the Japanese beef cow-calf system by the life cycle assessment method, Animal Science Journal 78 (4), 424-432

[FAO2006] FAO, Livestock's long shadow, novembre 2006

[Foodwatch2008] Foodwatch, Klimaretter Bio?, 25 agosto 2008

[McMichael2007] Anthony J McMichael, John W Powles, Colin D Butler, Ricardo Uauy, Food, livestock production, energy, climate change, and health, The Lancet, September 13, 2007

[NewScientist2007] New Scientist, Meat is murder on the environment, 18 luglio 2007

[Weber2008] Christopher L. Weber and H. Scott Matthews, Food-Miles and the Relative Climate Impacts of Food Choices in the United States, Environ. Sci. Technol., 16 Apr 2008

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