Cibo contro mangime

Cibo contro mangime

E' sempre più pressante il problema chiamato "food versus feed", cioè "cibo per umani contro mangimi per animali". Più passa il tempo, maggiore è la percentuale di terreni fertili che anziché essere coltivati per produrre cibo per gli esseri umani sono coltivati per produrre mangimi per animali, ma, dato che (come già visto nella sezione Fabbriche di proteine alla rovescia) per produrre 1 kg di carne servono mediamente 15 kg di vegetali appositamente coltivati, è ben chiaro quanto sia grave questo spreco.

I dati statistici sull'uso del terreno illustrano chiaramente questo problema.

La Colombia dispone di 45 milioni di ettari coltivabili: solo 5 milioni sono coltivati per produrre cibo per la popolazione, 40 milioni sono latifondi lasciati a pascolo per la produzione di carne. In Messico, milioni di persone soffrono di denutrizione cronica. Nel 1960, il bestiame consumava il 5% dei cereali prodotti. Nel 2003, il 45%. Allo stesso modo, per l'Egitto si è passati dal 3% a 31%, per la Cina dall'8% al 28%. (Fonte: Unimondo)

Aumento dell'uso di cereali per mangimi (% sul totale)

I 2/3 delle terre fertili sono usate per coltivare mangimi per animali o per allevare bestiame, anziché per produrre cibo per gli umani. (Fonte: FAO e USA Agency for International Development)

La metà dei cereali (in Europa il 77% e in USA l'87%) e il 90% della soia coltivati nel mondo non va a nutrire le persone, ma gli animali d'allevamento, e la situazione è destinata a peggiorare nel futuro, esacerbando la competizione "cibo contro mangimi" già oggi insostenibile. (Fonte: Database FAO, Food Balance Sheet, 2001)

Cereali per mangimi (% sul totale)

Se tutti, sulla Terra, adottassero un modello di consumo come quello oggi imperante nei paesi occidentali, il pianeta non potrebbe reggere, servirebbero almeno due volte e mezza le terre emerse oggi esistenti. Viceversa, se tutti seguissero il modello alimentare degli indiani, potremmo nutrire 11 miliardi di persone (contro i 6 miliardi attualmente esistenti).

Non è accettabile che un'enorme percentuale dei raccolti disponibili sia ancora utilizzata per nutrire gli animali d'allevamento, anche nella triste situazione in cui la fame e la malnutrizione affliggono oltre un miliardo di persone.

Eppure, il consumo e la richiesta di carne sono in continuo aumento, poiché nei paesi in via di sviluppo il nutrirsi di carne è visto come uno status symbol.

L'International Food and Policy Research Institute (IFPRI) prevede uno scenario insostenibile per il 2020:

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