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Le "regole" della macellazione

(Brano tratto, con il consenso dell'autore e dell'editore, dal libro: "Le fabbriche degli animali: 'mucca pazza' e dintorni", E. Moriconi; Ed. Cosmopolis, 2001 - pagg. 44-46)

Si può parlare di benessere degli animali al momento della macellazione?

Anche se può sembrare un controsenso, o un non senso, è proprio così, per legge. Il decreto legislativo 333/98 recepimento della Direttiva Europea 93/119/Ce recita proprio "Tutela del benessere degli animali durante la macellazione".

Lo scopo è quello di determinare condizioni minime in un momento così particolare in modo da evitare loro sofferenze "inutili", dice il decreto, chiaramente in un'ottica nella quale la macellazione a scopo alimentare è una sofferenza "utile".

Le norme prevedono una serie di garanzie legate all'obbligo, per gli addetti ai lavori, di rispettare condizioni minime nel condurre gli animali dai trasporti ai recinti di attesa e fino all'interno del macello, in maniera da evitare loro le sofferenze che potrebbero derivare da comportamenti scorretti, violenti o crudeli. Si cerca in particolare di realizzare dei percorsi all'interno delle strutture nei quali gli animali possano muoversi senza troppe costrizioni in modo tale da escludere percosse o violenze. Arrivano così al luogo dove vengono "storditi", cioè uccisi prima del dissanguamento, senza subire troppe violenze.

Il problema, riguardo a questo decreto, è il fatto che esso lascia sussistere alcuni particolari metodi di macellazione che inducono dolore e sofferenza. Esso, infatti, benché si ponga il fine di garantire agli animali un trattamento rispettoso nei macelli, lascia persistere comportamenti che significano dolore ed in particolare in tre casi:
1) la possibilità di effettuare macellazioni senza preventivo stordimento (nelle macellazioni effettuate secondo riti religiosi):
- negli stabilimenti che hanno il permesso di derogare ad un decreto precedente il numero 286 del 1996, riguardante il controllo sanitario della macellazione,
- nelle macellazioni familiari presso il domicilio degli allevatori (per le specie avicola e cunicole);
2) il permanere di sistemi di macellazione oltremodo cruenta quali l'elettrocuzione con elettrodi nell'ano e nella bocca (soprattutto per gli animali da pelliccia);
3) la possibile utilizzazione di sistemi meccanici per l'uccisione dei pulcini (questo significa la possibilità di usare delle centrifughe meccaniche che "tritano" il pulcino vivo).

Come si vede il punto delicato è che si permette l'utilizzo di sistemi che, non prevedendo l'uccisione dell'animale prima del dissanguamento, lasciano la possibilità che l'animale muoia dissanguato in piena coscienza e quindi soffra. Chiedere una morte indolore non sembra un obiettivo inutile. Se infatti sappiamo che moltissimi cittadini, la maggioranza, ancora si nutre di alimenti di origine animale ed ha, fondamentalmente, un approccio antropocentrico che porta a considerare gli altri esseri come entità a disposizione degli umani, pure è indubbio che, anche all'interno di queste posizioni, il diritto alla non sofferenza viene unanimemente riconosciuto.

Sempre più numerose sono le persone che non accettano un comportamento che induca volontariamente dolore agli altri esseri viventi, il rispetto per il dolore è diventato una valenza riconosciuta e deve essere un obiettivo morale per tutti gli esseri umani, non solo per quella parte della popolazione che ha già fatto la scelta più avanzata di alimentarsi senza l'uccisione degli animali. Questa conquista morale dei nostri tempi, che ha valore in sé e impronta tutti i rapporti con gli altri viventi, è un confine raggiunto da cui non sarà più possibile tornare indietro e che pertanto dovrà essere rispettata nell'affrontare qualsiasi problematica relativa ai rapporti con gli animali. Il valore etico del concedere una morte senza sofferenza non può dipendere da altri tipi di considerazioni; pertanto si devono risolvere al più presto le problematiche collegate a quelle macellazioni che inducono dolore e sofferenza per gli animali.

Il decreto, esaminando i punti sopra citati, lascia la possibilità agli stabilimenti che non abbiano ancora adeguato ed ammodernato le proprie strutture di derogare, cioè di non procedere alle operazioni di stordimento degli animali per i volatili da cortile, i conigli, i suini, gli ovini e i caprini.

Questo permette comportamenti che significano dolore, angoscia, terrore per gli animali: per chi avesse rimosso il significato reale di tale concessione significa macellazioni condotte su animali ancora vivi e senzienti che si dibattono, gridano, urlano.

Inoltre si lasciano così in attività strutture obsolete, pericolose per la stessa igienicità delle carni, situazioni dove il degrado delle strutture si accompagna a quello della situazione ambientale, situazioni dove non ci si può certo aspettare un corretto comportamento nei confronti degli animali.

Un altro punto che indica una scarsa preoccupazione del benessere degli animali è la concessione, nelle macellazioni familiari, di non effettuare lo stordimento ai polli, galline e conigli. Rimane il sospetto che in un'ottica antropocentrica vi siano ancora animali più vicini e più lontani dall'uomo e che per questo i volatili e i conigli siano quelli di cui meno ci si preoccupa. Il dolore e la sofferenza però sono sensazioni comuni a tutti i viventi. Quando si dibattono per sfuggire al dolore, quando gridano e urlano, tutti gli animali manifestano la loro sofferenza allo stesso modo e solo l'insensibilità umana può fare gradazioni in questa scala del dolore.

Un altro punto critico è rappresentato dal persistere di alcuni sistemi di macellazione, quali l'elettrocuzione con elettrodi introdotti nell'ano o nella bocca, sistema molto utilizzato per gli animali da pelliccia, che possono essere eseguiti senza preventivo stordimento ed espongono gli animali ad acute sofferenze.

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